Cominciamo con una panoramica del cloud computing. Il cloud è un tema caldo di questi tempi, ma di cosa si tratta esattamente? Il National Institute of Standards and Technology statunitense ha coniato il termine "cloud computing", sebbene non sia un concetto specifico degli Stati Uniti. Il cloud computing è un modo di utilizzare la tecnologia informatica (IT) che racchiude questi cinque tratti ugualmente importanti. Innanzitutto, i clienti ricevono le risorse di computing on demand e self-service. Gli utenti ricevono la potenza di elaborazione, lo spazio di archiviazione e la rete che richiedono, senza alcun intervento umano attraverso un'interfaccia web. Secondo, i clienti hanno accesso alle risorse su Internet, da qualsiasi luogo in cui sia disponibile una connessione. Terzo, il provider dispone di un ampio pool di risorse da cui le assegna agli utenti, che gli consente di acquistare in blocco e trasferire il risparmio ai clienti. I clienti non hanno bisogno di conoscere la località esatta di queste risorse né devono preoccuparsene. Quarto, le risorse sono elastiche, il che significa che sono flessibili, quindi anche i clienti possono esserlo. Se ai clienti servono più risorse, possono ottenerle rapidamente. Se invece gliene servono meno, possono ridurle. Infine, i clienti pagano solo per ciò che usano o prenotano. Se smettono di usare le risorse, smettono anche di pagare. Questa è la definizione di cloud. Ma perché il modello cloud è così interessante al giorno d'oggi? Per capirlo, dobbiamo ripercorrere un po' di storia. La tendenza verso il cloud computing è iniziata con una prima ondata conosciuta come "colocation", che ha offerto agli utenti la possibilità di affittare uno spazio fisico invece di acquistare un immobile da adibire a data center. I data center virtualizzati di oggi, che caratterizzano la seconda ondata, hanno analogie con i data center privati e le strutture di colocation del passato. I componenti dei data center virtualizzati corrispondono ai componenti di base fisici del computing in hosting, ovvero server, CPU, dischi, bilanciatori del carico e così via, ma ora sono dispositivi virtuali. Con la virtualizzazione, le aziende mantengono l'infrastruttura, che è ancora un ambiente controllato e configurato dall'utente. Anni fa, Google ha capito che la sua attività era rallentata dai limiti del modello di virtualizzazione ed è quindi passata a un'architettura basata su container, un cloud automatizzato ed elastico, emblema della terza ondata, che consiste in una combinazione di servizi automatizzati e dati scalabili. I servizi eseguono in automatico il provisioning e la configurazione dell'infrastruttura usata per eseguire le applicazioni. Oggi Google Cloud mette a disposizione dei clienti Google il cloud della terza ondata. Google ritiene che in futuro, a prescindere dalle dimensioni o dal settore, ogni azienda si distinguerà dalla concorrenza grazie alla tecnologia, che si presenterà sempre più sotto forma di software. Un ottimo software si basa su dati di alta qualità . Ciò significa che ogni azienda è, o diventerà , una società basata sui dati.